Category: Nord America 2008

Gli americani sono ossessionati dalle evoluzioni del clima, come se stessero aspettando i cataclismi per poter bene impiegare il loro senso di aggregazione patriottica. Come può, però, un paese come questo, così arlecchinesco nel patrimonio razziale, ad avere un senso comune di appartenenza? Da europeo credo che impiegare energie nel sensibilizzare la gente al consumo critico o all’ecologia domestica o all’ecosostenibile sia, nel quadro planetario, inutile: tanto ci pensano gli americani a fregarsene in massa. E per pochi che sono, saranno almeno 200 milioni a fare vita incosciente. O No?
A tal proposito mi son sognato mio padre stanotte che era alla fattoria di Felsina a Castelnuovo Berardenga (Siena) mentre stava infiascando un paio di bottiglie di olio buono. Ad un certo punto arrivano i militari della Nato dal cielo e sganciano container di sciroppo d’acero e schiacciano il cane del cortile. Mio padre si gira verso di me e mi chiede “ma lì da voi la bistecca con cosa la condite?” io gli rispondo “chiaro, con l’olio di bistecca, e con cosa sennò?”.
La Toronto vecchia risale al 1793. L’esercito reale canadese è quello con l’uniforme coloniale inglese rossa, famoso più per qualche film che per qualche vera e propria azione bellica. Anche se ti scopro che il Canada ha partecipato alle due grandi guerre questi signori non hanno mai subito un’invasione in casa loro.
Il rapporto Canada/Usa mi ricorda quello Svizzera/Italia, la stesa differenza che passa tra New Orleans e Toronto e’ quella che passa tra Catania e Bellinzona o tra l’Euro in sicilia e il Franco Svizzero di Campione D’Italia.
I canadesi su fumo e alcool hanno paure strane: nei pacchetti di sigarette ci sono figure di bambini che osservano, cuori veri che infartano, tumori fotografati dal satellite. Ma sbaglierei a confonderli con i cugini statunitensi perche’ la paura delle cose che c’hanno questi ultimi e’ un peso specifico diverso, una vera spinta economica!
Il NXNE esiste da un po’. Cosi’ mi ha detto una signora seduta ad un tavolo del Shoesless Joe’s. Io, Tommaso e Roberto aspettavamo l’addetto all’emporio della Gibson tra i tavolini di un bar all’aperto, dentro uno steccato di legno che dava sulla strada. Per quanto all’aperto, dentro allo steccato non si puo’ fumare e fuori dallo steccato non si puo’ bere. Il concetto e’ semplice: la proprieta’ privata concede la libertà di bere all’aperto perchè lo spazio aereo fa parte di una zona autoregolamentata. Ma lì fumare è un delitto. Se esci dalla recinzione la regola è al contrario…Non chiedere al bruco di muovere la gamba destra numero 74 che rischia di immobilizzarzi! Fagliele muovere tutte e non farci pensare a nulla!

Dicevo della signora al tavolo: un uomo o una donna sui cinquanta da solo ad un tavolo in America ti chiede di sicuro chi sei, da dove vieni, cosa fai e se tu gli rispondi Tuscany o Florence parte il classico “Wow!”. Probabilmente non hanno molto da fare le persone qua, i luoghi sono troppo grandi e dispersivi, sei spesso costretto a posteggiare e a simpatizzare. E lo fai a tutte le età. Il caso strano è che la gente ostile invece è quella che sfreccia veloce dritta davanti a se: ti investirebbe a morte se sei sul suo cammino.
Comunque io il Canada l’ho sempre associato all’elite borghese delle Invasioni Barbariche o ai centri d’arte contemporanea. Ma probabilmente è più quello delle sprangate in faccia alle partite del “Meaple Leaf Hockey Team”. Che ne so: non riesco a togliermi l’idea che Neil Young o Alanis Morrisette se ne siano fuggiti. Ma forse esagero.
In ogni caso io piccolo europeo qua non mi sento ne’ piccolo, ne’ strano e nè diverso. Mi sento sicuramente in quello che sto scrivendo, poi avendo preso troppo sole ho il naso paonazzo e lo spirito di osservazione un po’ appannato.
Ho visto gli Small Sins di Toronto e Money Mark, tutti all’Horseshoe.
Money Mark
Suonavano con loro due batteristi incredibili e si sentiva da paura. Poi in un altro locale ho visto un ubriaco alto circa un metro e trenta circondato da dei poliziotti (poliziotti?) in borghese, che anzichè portarlo a casa erano in 4 a tenere taccuini in mano e a prendere appunti su tutto quello che diceva. Ma che diceva? Boh, a me parevano solo “wo-we-rhr-wam-wab-bow-blu-glub…”. Poi due ragazze sono uscite scappando a gambe levate: sembravano inseguite ma nessuno le inseguiva. Un minuto dopo un tizio mulatto mi fa “tomorrow pussy!”. Probabilmente era l’uomo più rovinato della zona, fatto sta che io rispondo “here is full of crazy people!”. Agli altri Afterhours la cosa deve aver fatto l’effetto di una benignata perchè si sono messi tutti a ridere. Ho finito il terzo Jegermaister e ci siamo spostati al Silver Dollar. C’era un gruppo con al basso un errore e alla chitarra il nonno dei Def Leppard. Non posso spendere più parole di così.
Rodrigo mi dice che e’ stanco io gli rispondo che “anche io, ma di me stesso”. C’e’ gente che urla davanti all’albergo. Che cazzo ti urli? Gli americani suonano bene ma impiegano male lo spazio sonoro con versi del cazzo e urla insulse.
Domani c’è l’Italia e a Robi gli chiedo “a che ora?” e lui mi risponde “12 e 16”. Mi viene il sospetto: quello è il numero della stanza di Manuel non l’orario della parita. Non gli dico niente. Entro in stanza e faccio piano che Cicca dorme ormai da un po’. Poi vado sul water e mi addormento.

Enrico Gabrielli

Forza Inter
Forza Inter?

Pollice verde

Drink pomeridiano in Kensington Street

7 thoughts on “12 giugno 2008 – Toronto

  1. bello poter assaporare da lontano le vostre sensazioni…
    la partita poi l’avete vista? ma porca…

    un abbraccione a tutti voi dagli amici lussemburghesi
    b.

  2. ahah fata gente strana che c’è lì…
    aspetto di sapere com’è andato ieri il concerto!
    ieri sera i miei pensieri erano sintonizzati all’Hard ROck Cafè!

  3. Divertente leggere il commento di Enrico! Aspettiamo il seguito! Però ha scritto Sicilia minuscolo, occhio che il 27 luglio siete a Catania… 😀

  4. Aspettando di rivedervi in una delle prossime date, mi leggo il vostro diario made in USA!!!

    Attenti ai coccodrilli!!!

  5. Hahahahah Grandissimo Enrico, fra il sogno che hai fatto e il nonno dei Def Leppard non smetterò più di ridere per il resto della giornata.

    Un saluto

  6. Grazie di condividere con noi questa esaltante esperienza:
    è un po’ come esser lì con voi!

    VI AMO ANCHE PER QUESTO!
    SIETE GRANDI!

  7. “Comunque io il Canada l’ho sempre associato all’elite borghese delle Invasioni Barbariche o ai centri d’arte contemporanea…..”
    concordo in pieno maestro Gabrielli!!!
    Ragazzi siete troppo avanti!!!!
    Baci e Abbracci.
    Paola

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