Category: U.S.A. 2009

NASHVILLE, TV – 26 marzo 2009

Non era prevista ma per spezzare il viaggio tra New Orleans e Washington (più di 1000 miglia) decidiamo di fermarci nella mitica Nashville. L’alternativa era il ranch di Mark, il nostro driver, nel mezzo del nulla…sarebbe stato comunque interessante ma, soprattutto per me che non ci sono mai stato, Nashville ha un altro fascino. E’ la città di Johnny Cash, amata da Dylan, Elvis e assoluta capitale del country e del bluegrass. Peccato che tutto ciò si sia ridotto ad una specie di caricatura di stessa. C’è la Country Music Hall of Fame e poi si esaurisce in una via, nemmeno tanto lunga. Stracolma di locali, negozi di souvenir e di texanerie varie (camice, stivali, cappelli….). E’ tutto finto. Anche la musica in qualche modo: suonano tutti da paura (ci credo…suonano una media di 8 ore al giorno saltando dal palco di un locale all’altro). Banjo, fidlle (il tipico violino country) lap-steel, pedal-steel…tutti mostri ma è solo business per turisti. Non c’è l’ombra dell’eredità di gente come Johnny Cash, è solo maniera. Giusto quindi passarci solo un pomeriggio, visto che la sera, dopo qualche birra e qualche partita a pool (nel frattempo la rivalità tra di noi intorno al tavolo sta crescendo a dismisura!!) si riparte verso Washington.

WASHINGTON, DC – 27 marzo 2009

La nuova casa di Obama ci accoglie esattamente nel modo opposto rispetto a qualche mese fa. Allora era una splendida giornata, era appena stato eletto Obama e c’era un gran fermento nell’aria. Stavolta la giornata è tetra, piovosa e l’aria è decisamente dimessa. Suoniamo al Velvet Lounge, club scurissimo ma piuttosto cool. Dopo aver fatto il load-in più faticoso della storia (tutti i bauli su per una scaletta ripida..roba da ernie multiple!) aspettiamo il nostro turno. Gli headliner della serata sono gli Ya Ho Wha 13 una storica band californiana di rock-psichedelico degli anni settanta. Dei personaggi incredibili, che, nel rispetto della tradizione freak e per la gioia di Manuel (che è allergico) si fanno tutto il soundcheck in mezzo ad un insopportabile trionfo d’incensi!! Montiamo le nostre cose, ci andiamo a mangiare il chili al Ben’s Chili Bowl…un’istituzione; un vecchio locale con musica nera a manetta, una fila clamorosa ma un chili da urlo. E appena tornati la serata è già partita: Stanno suonando i primi, dopodichè toccherà a noi. Scopriamo che c’è molta attesa, molti ragazzi son venuti, anche da lontano per vederci e questo crea una bella tensione e aspettativa generale. Si sparge la voce nel club (vista anche la presenza del nostro ingombrante tourbus di fronte) che siamo i R.E.M. italiani e quando tocca a noi la sala, per quanto piccola, è gremita. Situazione tecnica improponibile ma tra fischi, scrocchi e quant’altro, tiriamo fuori una buona prestazione, in tono col posto. Non si va troppo per il sottile ma facciamo 45 min di rock’n’roll niente male. Grande reazione del pubblico, entusiasmo e ottimi commenti a fine concerto. Bella serata nel complesso. Ci sentiamo la fine del concerto dei pazzi californiani, ci rispezziamo la schiena giù per le scale and….is time to go to Wilmington.

WILMINGTON, DE – 28 marzo 2009

Il Delaware. Da qualche parte, forse su un cartellone pubblicitario avevamo letto il gioco di parole: Dela..Where?. Beh, piuttosto azzeccato. Ci svegliamo praticamente in mezzo all’autostrada, accanto al Mojo 13, dove suoneremo stasera. Da fuori non sembra affatto male il problema è quello che c’è intorno…nulla. Io, Ago e Roberta abbiamo la malaugurata idea di fare un giro in città, a 5 miglia da dove siamo noi. Chiediamo informazioni e ci sconsigliano ma pensiamo: Esagereranno!?!
Quindi taxi (Abou) che ci porta in centro, anzi al Riverfront, a quanto pare la cosa più interessante da vedere. Passiamo in realtà per un quartiere molto carino ma non è quello. Arriviamo infine al Riverfront: trattasi di lungo fiume con grande centro commerciale annesso. Non esattamente entusiasmante. Chiediamo ad Abou di riportarci in quel quartierino ma era il ghetto e lui non ci porta. Ci lascia invece a Market st., una bella zona (secondo lui) per fare due passi.
Deserto. Brutta sensazione. Pochi loschi individui in giro. Tutto chiuso e l’unico contatto umano che abbiamo è con uno dei pochi bianchi, un tipetto piccolo e sospetto che vorrebbe venderci un coltello a serramanico con una lama più lunga della mia mano. Ci pare il caso di mangiare un bel pollo fritto nell’unico fast food aperto e richiamare Abou. Unica nota positiva: incredibilmente troviamo ad un angolo la bottega super chic di un liutaio (barricato dentro) da cui ci fermiamo aspettando il taxi. Provo un po’ di strumenti (piuttosto scadenti), ma sempre meglio che stare per strada…fa pure freddo.
Finita l’escursione ci prepariamo al concerto. Suoniamo con i Collingwood, amici del tour precedente e band interessante. Soprattutto il leader è un personaggio particolare. Strana voce, bella attitudine sul palco e sullo strumento. Loro ci accolgono meravigliosamente. Ci aspettavano e ci preparano il pubblico da veri padroni di casa. Solo che sembra proprio questo: una sorta di concerto privato. Noi suoniamo bene, non particolarmente furiosi stasera. Mancano un po’ gli stimoli e tutto scivola via, senza intoppi ma senza picchi. Uno di quei concerti che , per chi come noi pretende sempre il top, lasciano l’amaro in bocca. Ci rifaremo domani a Philly.

PHILADELPHIA, PA – 29/30 marzo 2009

In realtà ci rifaremo domani, perché oggi è day-off. Per fortuna una bella giornata. Ognuno per fatti suoi in giro..chi a South Philly, chi in Market, chi non so dove…ci rincontriamo proprio a South e arriviamo a farci una birra in Market, nei pressi del parcheggio del bus. Giusto in tempo per ripararci nel pub e goderci una grandinata epocale. 15 minuti di palle di ghiaccio, di cui la maggior parte finiscono dentro una macchina della polizia che molto furbescamente aveva lasciato i finestrini tutti giù prima di scendere.
Ceniamo con i Collingwood e un altro paio di amici dal solito fidato amico Michael, nel suo ristorante italiano, l’Ava, andiamo a farci qualche drink, incrementare l’odio sportivo tra di noi intorno ad un altro pool table e poi a riposo.
Stasera, anche alla luce della prestazione un po’ sottotono di Wilmington, c’è proprio voglia di spaccare il club, il Johnny Brenda’s. Posto fighissimo. A detta di tutti in città il live music club del momento. Dividiamo il palco con i Cassim & Barbaria, band brasiliana piuttosto nota dello stato di Santa Catarina…..da dove proviene la mia famiglia. E’ un piacere parlare un po’ di portoghese con loro, farmi raccontare un po’ come vanno le cose giù, soprattutto musicalmente e a fine serata ho messo le basi per farci organizzare un tour nella mia terra. Suonano prima loro. Bravi, alcune trovate interessanti ma mi aspettavo qualcosina di più, soprattutto da un punto di vista creativo. Noi invece stasera siamo centrati, in forma e motivati. E’ il miglior concerto di questa tornata. I ragazzi brasiliani sono a bocca aperta alla fine. Ci tengono a dirmi che era uno spettacolo perfetto, musicalmente e visivamente. Che hanno imparato molto stasera. Ottimo!! Pronti a chiudere in bellezza a NY.

Rodrigo D’Erasmo

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