Bologna
Reduci da una bellissima data a Torino ci rimettiamo in strada alla volta di Bologna dove ci attende un club in cui siamo davvero di casa: l’Estragon.
L’A1 però ci gioca un brutto scherzo e all’altezza di Fiorenzuola un impietoso cartello luminoso sentenzia: 10 km di coda. In aumento.
Proviamo ad uscire ed imboccare la via Emilia ma, ovviamente, non siamo gli unici geni ad aver avuto questa bella pensata.
Morale: ci mettiamo l’anima in pace e avvisiamo la nostra squadra che ci attende alla venue che ritarderemo e molto probabilmente non potremo fare il soundcheck.
Il viaggio non offre ulteriori emozioni se non il momento in cui Giorgio P. scende per fumare una sigaretta seguendo a piedi i lenti passi della fila ma dopo poco, per la legge di Murphy o quella (equivalente) della sigaretta alla fermata del tram, la fila inizia a scorrere e dal retrovisore lo vediamo passare dal passeggio al passo veloce, dalla marcia fino alla corsa sfrenata per raggiungerci!
Approfitto della noia delle 4 seguenti ore di viaggio per raccontarvi un po’ della nostra crew, gli uomini che lavorano nell’ombra e ci permettono di portare in scena lo spettacolo a cui state assistendo in questi giorni.
Partiamo dagli storici:
Ago è il nostro fonico di sala, quello da cui dipende il suono di cui potete godere voi.
Lavora con gli After dal 1999. È uno dei lavoratori più instancabili che abbia mai conosciuto, oltre che persona squisita e di assoluto affidamento. È stato per anni il nostro fonico di palco fino ad essere “promosso” (a pieni voti) a fonico di sala a partire dal 2010.
Max: il nostro uomo ombra, il band assistant.
Quello che ci porta in giro, si occupa di noi nel pre e nel post concerto.
È quello che sta più a stretto contatto con la band con tutti i pro e i contro che questa vicinanza comporta…
Lavora da relativamente poco tempo con noi ma ormai è a tutti gli effetti un intoccabile!
Passiamo alla squadra dei nuovi, quelli con cui abbiamo iniziato a lavorare da questo tour.
Dario, il fonico di palco. Bravissimo a capire subito le nostre esigenze di ascolto e molto rapido a correggere in corsa durante lo spettacolo qualora ci fossero dei problemi.
Gianmaria e Emilio: i 2 backliners.
Coloro che si occupano dell’allestimento del palco, di montare ampli, pedaliere e strumenti oltre che provvedere all’accordatura degli stessi prima del nostro arrivo e durante il concerto. Giamma è più taciturno, forse riservato, Emilio più estroverso (livornese deh..!!) ma entrambi super professionali ed estremamente disponibili.
Davide, il nostro giovane datore luci.
Questo è un ruolo delicatissimo, spesso importante tanto quanto l’audio.
Soprattutto in un genere di spettacolo simil-teatrale come questo.
Avevamo già capito dal disegno luci e dalle prime suggestioni che ci aveva spedito prima del tour che si trattava di un ragazzo di talento ma lavorandoci ne abbiamo avuto la conferma assoluta.
Chaki. Colui che produce e vende il nostro merchandise ufficiale ai concerti e online.
Anche lui ormai un nostro uomo storico.
Poi ci sono i ragazzi che lavorano praticamente a nostra “insaputa” e con cui, ahi noi, abbiamo meno rapporti per ovvia incompatibilità di orari:
Vidoje, l’autista del bilico nero che porta in giro tutta la produzione.
Simone, il PA manager. Colui che monta e tara l’impianto.
Last but not least Michele, il direttore di produzione.
Giovane anche lui ma molto sicuro e questa sicurezza sa trasmetterla alla band dando la sensazione che tutto fili sempre liscio, anche quando probabilmente così non è.
È colui che fa da collante con le realtà del luogo dove approda il tour (club, promoter, staff residente) e che si preoccupa che la logistica sia perfetta dal viaggio all’hotel passando per il palco.
Insomma…non vorrei essere nei suoi panni.
Mi sono dilungato un po’ perché delle crew troppo di rado si parla ma sono davvero imprescindibili per la buona riuscita di uno show.
Ebbene…oggi più che mai per la squadra è stata e sarà una bella prova di responsabilità.
Arriviamo che è già sera, appena in tempo per mangiare qualcosa ed andare a prepararci in camerino. Saliremo sul palco alla “cieca” per così dire e questo, proprio per la grande fiducia che abbiamo nella squadra, è motivo di eccitazione e non di preoccupazione.
In camerino scopriamo 2 cari amici, venuti a trovarci per vedere il concerto:
Stefano Pilia e Mimì Clementi dei Massimo Volume. In sala c’è n’è un altro: Giorgio Canali.
Ulteriori stimoli, se mai ne servissero ancora.
Saliti su abbiamo immediatamente la sensazione che si tratti di una serata di grazia per noi.
I suoni sono ottimi e voi siete sempre più numerosi e calorosi.
C’è in ogni tour un momento in cui hai la percezione di aver spezzato il fiato, di aver superato il rodaggio ed avere finalmente il totale controllo dello spettacolo e del feeling con il pubblico.
Mentre salgo le scalette che mi portano sul palco oggi ce l’ho.
Ed è sempre una bellissima sensazione.
Buon concerto.
A me, ai miei. A voi.
È bello svegliarsi in una città dopo un grande concerto. La senti un po’ tua.
Te ne senti un po’ padrone. E io stamattina mi sento proprio così.
Il trasferimento di oggi è di 200 km scarsi quindi ci concediamo una passeggiata in centro per pranzo. L’umore è alto e alta l’aspettativa per il concerto di stasera anche se forse presto per pensarci.
Ma è così.
Quando sei in tour puoi costruirti delle piccole nicchie di decompressione, private o collettive per eludere la tensione e uscire temporaneamente dalla concentrazione.
Un libro, un film, chiacchiere, vecchi e nuovi amici incontrati nelle città che tocchi, cazzeggi e digressioni di vario genere ma la testa e il corpo sistematicamente ti riporteranno lì.
O almeno così la vivo e l’ho sempre vissuta io.
Da quando ho mosso i primi passi nella musica non classica e mi sono trovato a condividere il viaggio, il palco, la vita con altre persone che per un periodo più o meno lungo del tuo percorso scopri essere diventate una sorta di tua bizzarra famiglia alternativa.
Io addirittura patisco i day off, finché il tour è ancora nel corso del suo svolgimento.
Non riesco a mollare completamente e godermi, ad esempio, il riposo.
Suona come un’ossessione più che una passione, mi rendo conto.
Ma è esattamente così.
Salterò dunque il pranzo (anche perché non esattamente memorabile) per portarvi direttamente alla Supersonic music Arena di San Biagio in provincia di Treviso.
Una nuova location, per gli Afterhours. Nome altisonante, all’americana.
Uno strano posto in realtà. Apparentemente una ex-discoteca, probabilmente sorta negli anni ’80 con una struttura decisamente più adatta, per l’appunto, al ballo che ad assistere ad un concerto live. Il suono meno peggio di quello che temessimo ma comunque un passo indietro rispetto agli ascolti dell’ultima a Bologna.
Soprattutto il palco piuttosto piccolo ci costringe a comprimere gli spazi tra noi e quelli dagli ampli rendendo il tutto assai più complicato, per il suono e per i movimenti di palco, nostri e dei tecnici.
Nulla di insormontabile, per carità…abbiam visto e fatto ben di peggio, ma questo spettacolo richiede una serie di piccoli accorgimenti e movimenti molto precisi che compiuti in spazi angusti diventano più problematici.
Stasera siamo divisi nell’attesa.
I Giorgi, Manuel e Roby in hotel, io e Xabi a cena con Max (ormai avrete capito di chi parlo) e Andrea (Samoná), il nostro fotografo ufficiale del tour.
Il ristorante è esattamente di fronte al club e infatti lo avete sostanzialmente colonizzato!!
C’è addirittura un ragazzo sceso appositamente dall’Austria per vederci.
Fatte le 20 30 rientro velocemente in camerino e sintonizzo il fido Sky Go sul Bentegodi di Verona per vedere almeno una parte di Chievo Roma.
Ecco, il calcio è una delle poche cose che riesce a distrarmi in maniera quasi autistica dall’ossessione. Per fortuna a fine primo tempo siamo già 2-0, o meglio…0-2 e quindi soddisfatto e per nulla rammaricato mi vesto da gangster e aspetto l’arrivo degli altri dall’hotel.
Nel frattempo il rumore bianco dall’esterno è cresciuto il che lascia presagire un’altra sala piena. Così è. La strana sensazione è quella di essere circondati dal pubblico stasera.
Siete ovunque.
In balia nostra, perché questo vuole il gioco delle parti ma in realtà allo stesso modo e al tempo stesso noi in balia vostra. Sembra un po’ l’arena di Mad Max.
O almeno questo è il film che mi sono fatto io voltandomi in giro e non trovando una “via di fuga”!
Come previsto gli spazi per gli spostamenti, i cambi chitarra e di strumento sul palco sono davvero minimi ma la squadra ormai sa il suo e noi iniziamo a girare come un ingranaggio quasi perfetto quindi lo spettacolo ne risente davvero poco. Forse in un pizzico di furia qua e là ma la vostra vicinanza va a colmare quelle lacune.
Il pubblico in faccia è e resterà per sempre una delle componenti fondamentali per la buona riuscita di un concerto rock. È vero, questo spettacolo lo è un po’ di meno, comunque in una maniera differente…ma a noi fastidio non ci da mai.
Nei momenti in cui non suono stasera è dura uscire dal palco.
Dovrei saltare da un ampli all’altro e con un doppio carpiato catapultarmi in camerino.
Per cui mi fermo a bordo palco, dal lato di Emilio e mi godo i miei da un’altra prospettiva.
Privilegiata.
E devo dire che spaccano!!
Non la nostra miglior performance stasera.
Non il miglior club dove suonare né tanto meno dove ascoltare un concerto.
Qualche problemino tecnico misterioso di troppo ma soprattutto in situazioni come queste sono orgoglioso del risultato ottenuto.
Non era affatto facile ma lo spettacolo è solido e noi più di lui!!!
Con oggi abbiam fatto il giro di boa.
Ora pronti per Milano.
1 e 2!!
Ciao
Rod
PS
Torniamo a casa con 2 sold out da questo weekend. Niente male!!
Grazie a tutti.
Io e il mio amore coda di un’ora per uscire dal parcheggio Estragon ma…ne è valsa la pena. Arrivo a casa alle tre di notte e poi…al lavoro il sabato mattina. Tutto ok…salvo che domenica avevo la febbre a 38, un mal di gola boia: ho voluto fare la furba e uscire in maglietta dopo il concerto. L’ho pagata, ma…anche stavolta ne è valsa la pena!
A presto. P.S. Che bello il diario dedicato alla “crew”: se lo meritano.