The final countdown

Firenze

Ci mettiamo in viaggio per Firenze con ancora negli occhi e nelle orecchie tutti vostri volti e le vostre voci. La stanchezza c’è ma è facile dimenticarsene ripensando all’adrenalina della doppia data milanese.
Ci aspettano le ultime tre date di questo breve ma così intenso giro.
Si comincia dall’Obihall, ex Saschall, ex mitico Teatro tenda dove suonarono davvero tutti.

Anch’io ho un remoto quanto bellissimo ricordo risalente al ’99, prima volta in cui calcai questo palco con la mia band di allora, gli Her pillow.
Era all’interno di un festival di irish music. Fiumi di birra, band da tutto il Regno Unito e non solo e un pubblico urlante e danzante. Il miglior modo per convincere un piccolo Lord (qual ero ancora in parte allora) più avvezzo alle sale da concerto o alle chiese (location tipiche della musica classica) ad intraprendere la strada fumosa e alticcia del r’n’r.
Da allora ha cambiato veste e subito degli enormi lavori di ristrutturazione che però, una volta tanto, lo hanno reso una bella concert hall.
Indubbiamente non ha la metà dell’atmosfera dell’epoca ma suona molto bene e ha un bel palco. Un ottimo posto dove suonare e dove andare ad ascoltare un concerto.

La giornata scivola via senza intoppi. Passiamo dall’hotel per il check in, posiamo i bagagli e le stanche membra un’oretta in stanza poi dritti al soundcheck (buono come immaginavo e ricordavo); ceniamo sul posto e quando rientriamo in camerino state già popolando la sala.
Il bollettino di oggi ci dice che mancano davvero pochi biglietti per completare l’ennesimo sold out e, visto che Roma e Bari lo sono già, sarebbe davvero una soddisfazione enorme.

Il concerto oggi è davvero una goduria, almeno per me.
Il suono è avvolgente, lo spettacolo ormai rodato e noi, seppur stanchi, molto in palla.
Ad aiutarci una partecipazione molto calda ma composta e attenta da parte vostra.
A pochi brani dalla fine della tracklist di HPDB? ho la netta sensazione che stasera sarà, quanto meno dal punto di vista esecutivo, lo show migliore.
Ma ecco che proprio su “Mi trovo nuovo”, mentre sono al piano inizio a sentire degli scrocchi terribili provenienti dal fronte palco. Mi guardo in giro ma rapidamente intuisco che provengono proprio dal mio ampli e stando in un’altra postazione non posso farci nulla.
Spero smettano ma invece si intensificano finché Xabier, con prontezza spegne l’ampli, evitando così di rovinare il brano.
Corro in camerino a cambiarmi non prima però di aver chiesto ad Emilio, il backilner responsabile della mia metà del palco, di sincerarsi di quale fosse il problema e cercare di risolverlo.
Prima di risalire mi dicono essere il pedale del volume ma appena attacchiamo Germi mi rendo conto che non è così… i seguenti 3 brani, sfortunatamente, per me saranno un incubo come ogni qual volta ci sia un problema tecnico indecifrabile che ti impedisca di suonare.
Cambiamo l’ampli ma il problema non è nemmeno lì.

Prima dei bis finali optiamo per la soluzione più drastica: via la pedaliera e violino dritto nell’ampli. Ora funziona ma è un vero peccato, soprattutto per i brani di Padania, nei quali uso molti effetti differenti per diversificare le sonorità di brano in brano.
Pazienza. Capita. Per fortuna gli altri non hanno mollato di un cm e il concerto (mia sofferenza finale a parte) è stato senz’altro tra i migliori del tour.


Roma

Finalmente prima delle ultime due possiamo godere di una (credo meritata) giornata off.
Che poi off non è, vista la presentazione del nuovo HPDB? alla Feltrinelli di via Appia ma certamente questo impegno non è paragonabile ad un concerto.
Si tratta infatti di una chiacchierata con Federico Guglielmi, ormai storico giornalista musicale romano, l’incontro col pubblico e qualche brano acustico in organico ridotto (io, Manuel, Roberto e Giorgio P.).

Abbiamo poi organizzato una cena con un manipolo di amici in una nota trattoria a Testaccio e soprattutto…..riposo!!!
L’indomani ci svegliamo in un hotel sull’Appia, fuori dal mondo, lontano dal centro e dal rumore delle auto, immersi nel verde e in una tipica giornata primaverile.
Sole caldo e aria fresca.
Delle grandi città italiane solo Roma è capace di giornate simili. E non esita a ricordarmelo ogni volta che ci metto piede. Maledetta!
È la terza o quarta volta che dormiamo in questo hotel e altrettante volte Roby mi ha parlato di questo fantomatico parco a 15 minuti di cammino in cui una volta si è imbattuto per caso restandone colpito. Restiamo d’accordo per la gita alle 15 ma mi chiama 5 minuti prima e dal tono della voce capisco subito che la voglia di camminare si è spenta nell’abbraccio tra la carbonara che ha mangiato a pranzo e il cuscino.
Parto quindi da solo alla ricerca del parco psichedelico di Dell’Era e dopo aver girato a vuoto una buona mezz’ora intravedo in lontananza un acquedotto (uno degli indizi che mi erano stati forniti). In mezzo dei binari del treno ad ostacolo. Li seguo cercando un passaggio fino a trovare un cavalcavia infilato il quale si apre in effetti un panorama d’antan.
Peccato solo per la terribile e incosciente idea di costruirci sopra un campo da golf (un evidente guizzo a stelle e strisce)!
Non bastava l’esclusivissimo tennis club adiacente?!?
Resta comunque un luogo incantevole. Credo proprio sia una delle location de “La grande bellezza”, nello specifico la scena in cui Gep assiste all’improbabile performance di un artista concettuale che corre a perdifiato per poi tirare una “capata” violentissima per l’appunto contro l’acquedotto romano e stramazzare al suolo sanguinante.
Molto divertente.
Rientro in hotel appena in tempo per svegliare Roby e correre al sound check.
Si va a Ciampino, Orion club.


Ci ho suonato una sola volta, ospite de Il Teatro degli Orrori e lo ricordo come un discreto incubo!! Suono agghiacciante e palco minuscolo.
Ma non dico nulla per non condizionare gli altri che invece non conoscono il locale.
Con mia piacevole sorpresa i nostri tecnici hanno fatto un miracolo, montando il mixer di palco fuori dallo stesso e riuscendo a darci uno spazio di movimento per lo meno accettabile.
Lo stesso vale per il suono. Non bello, per carità, ma neanche doloroso come lo ricordavo.
Un tantino rinfrancato vado in hotel a cambiarmi per poi tornare al club alle 21. Ho appuntamento con 2 cari amici di Roma, una delegazione dell’Angelo Mai altrove occupato.
Stanno attraversando un momento terribile, senz’altro il peggiore nella pur travagliata storia di questo spazio. L’attacco questa volta è molto pesante e non solo al luogo ma anche alle persone. È per questo che, come già accaduto in passato, voglio e vogliamo essere loro vicini.
È ora. L’Orion è una bolgia e il primo impatto sonoro sul palco molto meno rassicurante di quello pomeridiano. Ma è solo questione di tempo. Le orecchie si devono abituare, mettersi in protezione e mettere a fuoco i suoni. Dopo qualche brano abbiam preso le misure e ci iniziamo anche a prendere gusto.
Un po’ come dissi per il concerto in Veneto (discotecona come questa), il luogo non è certamente dei migliori, né tanto meno adatto alla musica live ma la bolgia e la vostra vicinanza ci caricano non poco.
Giorgio P. sta offrendo forse stasera la sua migliore prestazione del tour e quando un batterista da il suo meglio mezzo show è portato a casa. Manuel nonostante gli ascolti difficili e la quarta data in 5 giorni è in formissima e il resto ce lo mettete voi.
Piccola nota emotiva: prima del bis di Padania Manuel legge un bellissimo testo del commediografo Edward Bond sulla situazione dei teatri e della cultura che, seppure abbia qualche decina di anni, sembra scritto oggi e proprio per la contingenza dell’Angelo Mai.
Per l’occasione indosso la vecchia maglietta dei tempi della prima occupazione nel rione Monti, nel cuore di Roma (Cacciare un Angelo? Mai).

E sono orgoglioso del percorso fatto da e con quelle persone, uomini e donne con cui sono cresciuto e che tanto hanno contribuito alla mia crescita artistica come, spero, io alla loro.
Gli Afterhours sono molto legati a questo spazio e alle persone che lo animano e questa, se c’è n’era bisogno, ne è un’ulteriore dimostrazione in un momento di così grande difficoltà.
Roma è stata un trionfo. Come spesso, quasi sempre.

C’è un grande feeling tra gli After e la Città Eterna.
Purtroppo stavolta siete rimasti in tanti fuori. Lo sappiamo e ci dispiace. Assai.
Ci rifaremo quest’estate.
Non temete!!

Bari

Ed eccoci qui, all’ultimo capitolo.
L’unico lungo trasferimento di questo tour.
La giornata non è quindi particolarmente divertente da raccontare, a meno che non vogliate sapere del nostro triste pasto in autogrill, dei libri letti e dei film visti da ognuno di noi in 6 ore di viaggio o delle discussioni accese sul tema:
autostrada fino a Bari o usciamo a Caianello?!?
Arriviamo alle 19 e prima di andare in albergo passiamo velocemente dal club.
Oggi niente soundcheck come pattuito da giorni ma io, Xabi e Roby, per motivi differenti, abbiamo necessità di un piccolo controllo delle nostre attrezzature.
Il Démodé di Modugno era, sulla carta, il più temuto dei club di questo giro ma incredibilmente appena salito sul palco noto che lo spazio è maggiore che a Roma. Possibile che mi ricordassi male…Il suono sembra addirittura meglio!! In effetti, ci svelano subito dopo, hanno fatto delle migliorie dall’ultima volta che suonammo qui nel 2008. Hanno ampliato il palco, ripavimentato il tutto e preso altri piccoli accorgimenti strutturali per migliorarne l’acustica.
Lezione per tutti i club d’Italia: se avete un locale e vi ostinate a volerci far suonare la gente, investite quattro soldi e fate dei lavori tra una stagione e l’altra perché chi suona e chi ascolta merita rispetto.
Si può fare, anche nelle location strutturalmente più infelici come questa.
Il concerto di stasera sarà inevitabilmente speciale, diverso dal resto del tour.
Sarà l’ultimo, e come ogni ultima data c’è un mix bizzarro di emozioni che è inutile cercare di codificare o incasellare.
Si è eccitati all’idea di portare a termine qualcosa. È la natura umana.
Tristi per la fine di qualcosa. Idem.
Stanchi per cui felici di poter riposare.
Già nostalgici, perché stare in giro in squadra, soprattutto con ritmi così serrati, ti fa vivere una dimensione familiare che ti lega tantissimo alle persone che condividono il percorso con te ma solo limitatamente a quel periodo. Una sorta di “Instant Family”!!
Insomma… la bolla stasera è ancora più larga e coinvolge noi band e tutta la crew.
Siamo lì dentro a goderci quest’ultimo spettacolo, consci di aver fatto un grande lavoro tutti insieme. È davvero raro trovare una sintonia del genere con una nuova crew al primo colpo e in un tour così complesso e breve.
Grazie a Mister X e ai suoi ragazzi: Dario, Davide, Davide, Emilio, Giamma, Simone,  Vidoje, Michele. (E se dimentico qualcuno mandatemi pure una lettera dal vostro avvocato…patteggerò!).
Grazie ai nostri uomini di fiducia: Ago e Max.
Siete stati tutti grandi!!!
Grazie a voi (pubblico) che avete seguito con enorme passione queste poche tappe rendendole una vera festa.
Mi sa che c’abbiam preso gusto.
E anche voi mi pare.

Unico neo della serata conclusiva quel genio che è venuto appositamente per ascoltare “Il sangue di Giuda” e ce lo ha ricordato ogni 5 minuti circa per tutta la durata dello show non capendo o non sapendo che non è un brano di HPDB?
Facci sapere quando torni così la suoniamo per prima e te ne puoi tornare a casa.

Baci a tutti e tutte, soprattutto.
E arrivederci a presto.

È stato un gran bel viaggio.
Grazie.
Rod

 

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