Load in alle 14 quindi sveglia tarda, colazione mortale e puntualissimi siamo al Mercury Lounge per verificare la strumentazione affittata e fare il sound check. Il posto è un perfetto music club in stile e chiaramente di musica ne ha respirata tanta e buona. Siamo tutti piuttosto in forma tranne Roby che nell’ultimo gesto inconsulto prima del sonno ha deciso di distorcersi un ginocchio (non sto a spiegare come). Montiamo tutto e con un po’ di fatica per colpa di monitor non adeguati portiamo a casa un risultato accettabile. Sono le 16 30 e abbiamo qualche ora d’aria fino all’appuntamento alle 21.
Io, Roby e Enrico ci avviamo a piedi (per la gioia del ginocchio) da Lower East Side verso Little Italy e Chiantown. Prima tappa un negozio di strumenti consigliato da Tommy davanti al quale, prima di entrare Roby dichiara: “Ora trovo il basso della mia vita a 3000$ e lo compro”. Così è stato, un Gibson 335 del ’68 che aspettava solo di essere imbracciato dal claudicante Dell’Era. Il negozio è strepitoso e mentre Roby prova il suo nuovo basso noi sbaviamo su tutto il resto.
Di qui facciamo una lunga passeggiata (nel frattempo si aggrega il Cicca) fino a Little Italy dove Roby si lascia prendere da un moto patriottico irrefrenabile e inizia a intonare “That’s Amore” lungo tutta la direttrice principale tra mille ristoranti con turisti seduti fuori suscitando l’ira dei camerieri e proprietari Sopranos che ci hanno urlato dietro qualunque insulto. Passiamo poi per Chinatown comprando un po’ di cineserie qua e là (è ancora Roby a farla da mattatore con il suo abbinamento cappello e occhialoni bianchi da sfoggiare in concerto), dopodichè mi sgancio per rientrare in albergo, fare una doccia volante e cambiarmi prima di tornare al Mercury.
Alle 20 30 siamo al Katz, accanto al locale, il mitico diner del finto orgasmo in “Harry ti presento Sally”. Io e Harry (Gabrielli) commettiamo l’errore di assaggiare “the best Pastrami on earth”, un panino alto come me con etti ed etti di una carne di brontosauro grassissima. E qua le coronarie rischiano di saltare sul serio oltre ad avere uno stato di allucinazione da LSD per almeno un’ora buona.
Entriamo finalmente nel locale mentre stanno suonando gli Young Punx from London, un gruppo di fratelli di Sandy Marton (tastiera a tracolla inclusa) con silent drum inguardabile e basso retro illuminato. Discretamente terribili. Tempo di bere una, due…birre e siamo sul palco a montare tutto al volo pronti per suonare.
Il concerto vola via senza quasi che me ne accorga, tranne per un po’ di problemi (è un eufemismo) di Roby con la testata del basso che lo abbandona in più di un’occasione. Nonostante qualche inconveniente tecnico l’energia è quella giusta e alla gente arriva tutta. Ci sono molti italiani, è vero, ma anche molti americani con cui dopo avremo modo di scambiare opinioni e troveremo entusiasti dello spettacolo.
E’ una vittoria in trasferta piuttosto netta e meritata. Si torna a festeggiare alla Library con un seguito di nuovi amici del dopo concerto. Ciò che accade nelle seguenti ore in parte attiene alla nostra privacy tranne che per un nero strafatto e in vena di freestyle e amore universale che ci pedinato in giro fino al taxi che ci ha riportato in hotel.
Sono le 5 a.m. ed essendo l’ultima notte a NY decidiamo di chiuderla con un giro a Times Square e l’ultimo panino della morte mentre in 7th avenue albeggia.
Rodrigo D’Erasmo